Galline in fuga

giugno 2010

 

"Fuck you, bloody bitch!" Ralf trangugia la quarta caipirinha smadonnando in tutte le lingue, "Sua puta nojenta!".

La ragazzina che aveva cuccato tre settimane fa nella piccola palestra di Barra do Cunhaù gli ha appena dato il due di picche e lui non si rassegna.

 

Siamo seduti davanti alla boate (un capannoncino che fa da discoteca) di Vila Flor, a uno di quei classici tavolini di plastica bianca che appaiono qua e là il sabato sera intorno ad un baretto ambulante che sfrutta il richiamo di qualche attrazione locale.

Si apre un tombino della linea elettrica, si fa un gato e si succhia gratis la corrente pubblica per le lampadine e il frullatore; la polizia passa, si ferma a farsi un cicchetto e se ne va senza pagare.

La gente si siede, beve qualcosa e chiacchera con lo sfondo gratuito della musica che prorompe dal locale da ballo.

Il parassitismo in questa parte di mondo è una componente peculiare della societá, come in natura chi puó prende.

 

Ralf è un ragazzo alto, biondo, simpatico ed emotivo; é mezzo brasiliano mezzo tedesco e parla molte lingue.

"Ma era una storia importante?" chiedo.

"Mah, era una relazione di sesso"

"Ho capito, allora era una cosa importante"

"Io non capisco, ci vedevamo tutti i sabati sera, scopavamo, andava tutto così bene e d'improvviso... scheisse! Il fatto é che queste brasiliane sono balenghe, non sai mai cosa gli passi per la testa..., ah, ma me la paga, se me la paga...".

Ralf fa un gesto all'uomo del carrettino che risponde con un cenno del capo. "Ancora una" penso "e poi lo trascino a casa prima che mi crolli qui sul tavolo".

L'ultima caipirinha scompare tra qualche rutto e rumore di ghiaccio masticato con rabbia mentre io mi perdo nella contemplazione delle flessuositá di una sedicenne che potrebbe onorare una creazione di Dior sulla copertina di Vogue o piú semplicemente celebrare la Creazione sul paginone centrale di Playboy.

 

Lungo la strada lui, in stato confusionale, parla ininterrottamente, io guido e interagisco il minimo indispensabile perché non mi si addormenti in macchina.

I discorsi senza capo nè coda svariano ai quattro punti cardinali.

"Las francesas son putas como las galiñas".

"Sono d'accordo"

"E´vero che a Porta Romana ci sono le ragazzine che te la danno?"

"Sí era vero una volta, adesso sono tutte diventate vecchie".

"Encule"

 

Appaiono le prime luci di Barra.

"Ek voel sleg"

"Non ho capito..."

"Mi sento male, capisci l'afrikaans?"

"Non ancora, stai tranquillo stiamo arrivando"

Freno di fronte al grande portone della sua residenza.

"Ce la fai da solo?" gli chiedo; lui mi guarda con uno sguardo tenero, credo che la sbronza da animosa stia virando al sentimentale.

"Tu sì che sei un amico, io non ho molti amici, per fortuna che ci sei tu..."

"Certo, ma adesso è meglio che vai a dormire..."

"Ascolta, ti faccio una confidenza, io sono un assassino"

"Va bene, ma forse conviene che ci dormi su..."

"O meglio, sono un serial killer, a te lo posso dire perchè sei l'unico amico che ho..."

"E quanti ne avresti ammazzati?"

"Tre, ne ho strangolate tre... anzi no, quattro, mi sembra quattro, la prima volta non si dimentica, le altre si confondono, meus deus, I feel bad..."

Gli apro la porta.

"Buonanotte Ralf"

Lui mi appoggia una mano sulla spalla e scende barcollando dalla macchina. Sta per chiudere la porta ma si ferma, si china per guardarmi in faccia.

"Io certe cose non le sopporto, io sono uno che non perdona!" e il suo sguardo rivela una determinazione che per un attimo mi preoccupa.

 

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Girando per il mercato del sabato di Canguaretama occorre stare all'erta, un occhio in basso sulla mercanzia e uno verso l'alto a evitare le estremitá dei pali, molti di ferro, che reggono i tendali a protezione delle bancarelle dal sole. Si rischia un bernoccolo o al peggio un vitalizio sfregio in fronte.

Al mercato incontri tutto il mondo, é l'unico nella settimana e tutti ci vanno, é un rito.

Il servizio é self-service, strappi un sacchetto di plastica dal mazzo sospeso e lo riempi con quello che ti serve. Piena libertá di manipolare la merce per provarne la maturazione o la consistenza.

Mentre sono concentrato nell'accurata scelta dei pomodori per le mie spaghettate salvavita, un'altra mano si sovrappone alla mia per afferrare un perino turgido e maturo.

"Oi, tudo bom?". E' Fabiana la mamma di Ralf.

Fabiana é un architetto, sposata con un ingegnere tedesco.

Hanno sempre girato per il mondo, portandosi dietro Ralf fin da quando é nato, dediti alla costruzione di residenze di lusso nei luoghi più ameni e pittoreschi dei cinque continenti.

Da quando Fabiana è rimasta vedova, lei e Ralf hanno continuato l'attività di sempre ma solo in Brasile.

La bellezza naturalistica di Barra do Cunhaù non è sfuggita alla loro attenzione e in un ampio terreno, ricco di vegetazione, all'interno di un alto recinto hanno costruito due cottage che in termini di stile e livello qualitativo non hanno eguali in tutta la regione. Hanno chiamato la residenza Domaine das Palmeiras.

Per ora ci vivono, quando li avranno venduti a qualche benestante europeo, desideroso di comprarsi un angolo di paradiso, toglieranno le tende e andranno a costruire qualcos'altro in un altro posto. Come zingari, figli del vento e del calcestruzzo.

"Domani per pranzo faccio la galinha caipira, vi va di venire?"

La galinha caipira é una gallina ruspante fatta in umido secondo la ricetta locale, una delizia della cucina regionale.

Un invito che non si puó rifiutare.

 

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Lena é alle prese con le pentole.

La pappina per Francisco, gli immancabili riso e fagioli, il pollo sfilacciato cotto nel latte di cocco con il colorau (un colorante naturale rossiccio insapore che ravviva l'aspetto di molte pietanze) e accompagnato dalla macaxera (manioca) fritta.

"Mamma ho fame"

"Un po' di pazienza Ricardo, adesso arriva, intanto manda fuori il cagnolino che continua a starmi tra i piedi"

"Ma io ho fame adesso!"

"Uffa, prendi un pezzo di pane"

Il bebé, sul letto, si é svegliato e comincia a piangere.

"Isabela, guarda tuo fratello"

"Perché sempre io? Dillo a Fernando"

Fernando: "No, l'ha detto prima a te!"

"Mamma questo pane é duro..."

Intanto Francisco strilla a squarciagola.

Lena chiude un attimo gli occhi e poi esplode in un'urlata.

Di colpo si fa silenzio completo, il cucciolo é corso a ripararsi sotto il tavolo, anche il piccolo Francisco sembra aver capito che é meglio darci un taglio.

Dalla finestra entrano i piccoli rumori della campagna assolata e tra questi un leggero chioccio e il rumore in approssimazione di un'auto.

Lena molla il mestolo e con un'imprecazione si precipita fuori dalla porta seguita da tutta la tribú.

 

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Hernandez, il poliziotto, procede lentamente alla guida del buggy della questura.

Sembra una normale routine di pattugliamento ma qualcosa non torna.

In primo luogo Hernandez é solo e normalmente invece sono in due, secondo, procede piú lentamente del consueto, terzo, nelle strade interne sterrate la polizia non passa mai.

Il sindaco di recente ha emesso un'ordinanza che vieta di lasciare animali allo stato brado in quanto possono invadere le strade generando problemi di sicurezza e anche di decoro.

Chi sta nel palazzo ha una visione spesso distorta della realtá e delle vere necessitá della comunitá che amministra.

Gli animali, colti a vagabondare incustoditi sulla pubblica via, saranno sequestrati dalla forza pubblica e resi al legittimo proprietario solo a fronte del pagamento integrale di una multa. Dall'ordinanza sono esclusi cani e gatti.

A volte la sparizione passa inosservata per diverso tempo, a volte la multa é maggiore del valore della bestia.

Di fatto mucche, cavalli, capre, pecore, asini, maiali e pollame assortito, che da sempre frequentavano le strade del paese, sono in pratica spariti e a pensarci bene davano una ruspante nota di colore.

Qualcuno si é chiesto dove vadano a finire gli animali che non vengono riscattati.

Non si sa, ma qualche maligno sostiene che nell'esclusione di cani e gatti stia l'arcana risposta. E una possibile conferma potrebbe risiedere nel fatto che la moglie di Hernandez ha da poco aperto una trattoria alla griglia e nel menú il pesce é assente.

 

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Branquinha é una delle galline preferite di Lena; a parte l'inconsueto colore bianco, l'uovo quotidiano é garantito.

 

Lena e Hernandez arrivano quasi contemporaneamente su di lei.

Lena la afferra e la stringe al petto per contenere i tentativi di liberarsi e per difenderla dalla mano spietata della legge.

"Stupidotta, quante volte ti ho detto che non devi scappare in strada..."

"Signora, lei lo sa che c'é un'ordinanza del sindaco..."

"Me ne fotto dell'ordinanza del sindaco" e si avvia verso la bassa recinzione di rami che circonda il suo piccolo terreno.

"Signora, lei non puó ignorare che..."

"Vai a prenderlo nel culo, stronzo, rubagalline!"

"Signora, per sua conoscenza io non rubo galline..."

"No? E chi ha preso quelle quattro che non riesco piú a trovare?" Lena passa il cancelletto tra i bambini che seguono la scena con gli occhioni sbarrati.

"Io non c'entro e lei, signora, non puó permettersi..."  Hernandez fa per oltrepassare il limite della proprietá ma Lena diventa una belva.

"Stai attento bastardo, se solo metti dentro un piede ti scateno addosso il cane!"

Hernandez si blocca indeciso.

"Signora, io sono un pubblico ufficiale..."

"No, tu sei un figlio di puttana, e invece di cercare di fottermi le galline perché non mi passi qualcosa per questo qui..." e accenna al piccolo con in mano il pane "...che é figlio tuo?"

"Senti Lena, ne abbiamo giá parlato, tu non puoi accusarmi..." si guarda in giro; dalle case vicine, richiamate dai toni alti della baruffa, alcune teste si sporgono dai vani delle porte e delle finestre.

Sulla terrazza del cottage, dall'altra parte della strada, anche Ralf é apparso e sta osservando la scena con aria severa.

Hernandez decide che é meglio sparire dal paesaggio. Salta sul buggy e sollevando una nuvola di terra si eclissa in fondo alla strada.

 

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Il paese sembra sonnecchiare in questo primo pomeriggio di un venerdi di settembre; unici rumori il fruscio leggero delle foglie delle palme e il mormorio della risacca portato dalla brezza calda e umida che viene dal mare.

Branquinha é ferma in mezzo alla strada, con l'occhio clinico della gallina ruspante sta valutando l'altezza del muro della residenza di Fabiana e Ralf.

La quiete dell'ora della siesta favorisce la concentrazione del pennuto che all'improvviso si avvia a passo lento e misurato, come un atleta del salto in alto, verso il grande portone.

E' un attimo, un frullare d'ali rompe il silenzio, Branquinha arriva in cima al portone, le zampe per un istante sembrano perdere la presa graffiando il metallo ma con un colpo di reni riprende l'assetto e conquista la vetta con un cococo di soddisfazione.

Dall'altra parte si apre la meraviglia di una Shangri-La .

Il giardino della residenza é una lussureggiante oasi di fiori e piante d'ogni genere.

 

Da queste parti non c'é un grande culto del mondo vegetale. La natura giá fornisce a profusione ogni tipo di essenza e ragioni storiche fanno sí che la popolazione privilegi le carni alle verdure. Nelle antiche piantagioni di cacao e di caucciú la carne era cosa rara per gli schiavi e i braccianti.

Per questo i "giardini" delle case sono poveri di coltivazioni commestibili o decorative.

 

Nel Domaine das Palmeiras Fabiana ha invece piantato un vero e proprio giardino botanico che accudisce con sapienza e amore. Tra gli alberi da frutta, manghi, tamarindi, cajueiros, cocchi e carambolas, fiori e arbusti a non finire e sul retro dei cottage un orto con ogni tipo di verdura.

Questa parte é il regno di Ralf che coccola le insalatine autoctone e sperimenta scientificamente radicchietti importati.

 

Branquinha rimane qualche attimo in contemplazione e poi si lancia in quel paradiso vegetale ricco di promesse.

La gallina non é un animale intelligente e per questo si lascia trascinare senza valutare le conseguenze dall'istinto e dai sensi.

In breve si ritrova nell'orto senza poter credere ai suoi occhi e, accantonata ogni prudenza, Branquinha si tuffa in quel bendidio a capofitto e becco aperto.

Ma non lontano, oltre le lunghe foglie della schiera dei comigo-ninguem-pode, Jack Sparrow, il tacchino, dall'interno del suo recinto ha colto la presenza estranea e lancia l'allarme.

Branquinha saltabecca da una prelibatezza all'altra: cespi ricciuti di cicorino, rucola selvatica, il lattughino da taglio...

Nel quieto pomeriggio tropicale all'improvviso qualcosa passa sul sole, le palme lascive hanno un fremito e le cime tremule delle babosas rabbrividiscono, solo l'insistente richiamo di Jack Sparrow taglia l'aria ora stranamente gelida.

Branquinha impegnata nel suo saccheggio non si accorge che un'ala scura sta passando sopra di lei.

Pochi attimi e il sole ritorna, proiettando trasversale ai solchi paralleli dell'orto l'ombra immobile di Ralf.

E Branquinha non sa che Ralf certe cose non le sopporta.

E soprattutto non perdona...

 

 

In questo racconto tutti nomi delle persone sono stati cambiati. Le localitá sono effettivamente quelle in cui si sono svolti i fatti. Jack Sparrow é un nome di fantasia. Branquinha non esiste, o meglio, non esiste piú. 

Era una gallina buona, le siamo grati per aver ceduto tutti gli organi a beneficio della comunitá.