Una storia semplice

dicembre 2009

Marquinho ha  due spalle cosí, è un turbillon di bicipiti, tricipiti e deltoidi. Ha avuto peró una sfortuna incolmabile: se avesse una spanna in piú di statura potrebbe andare a braccetto senza sfigurare con i bronzi di Riace.

Marquinho ha avuto peró anche una fortuna: è una spanna piú alto di suo padre, Luigino de Sales, che in punta di piedi sfiora il metro e cinquanta.

Marquinho si è costruito il fisico in anni di esercizi sulla spiaggia, facendo i lavori pesanti del marinaio, mangiando dodici albumi d’uovo al giorno che da queste parti è l’anabolizzante dei semplici.

Marquinho cambia compagna ogni due-tre mesi e predilige quelle giá maritate. Sua madre, la mamma della Veronica, gli dice sempre: “Perché non ti trovi una brava ragazza e ti sposi?” (n.d.r.: cosí ti togli anche dalle palle qui in casa).

Marquinho risponde che lui frequenta solo brave ragazze e che sono loro a mettere ostacoli al matrimonio.

Marquinho lavora come marinaio su una barca da turismo. I turisti arrivano in pullman per visitare l’oasi naturalistica di Barra do Cunhaú. Un’organizzazione, capitanata da uno dei cinquecento cugini della Veronica, fornisce una gita fluviale tra i boschi di mangrovie completa di lezione sulla fauna marina, dimostrazione della vita sessuale dei granchi, pranzo caldo a bordo e caipirinhe a volontà.

I turisti ritornano un po’ bruciati dal sole, un po’ storditi dalla cachaça, con il sorriso del gitante domenicale e il loro tesoro di fotografie.

Marquinho, nelle soste lungo la laguna, lascia la ruota del timone e riempie i bicchieri della turiste.

Le turiste riempiono i chip dei telefonini di kilobyte di Marquinho.

Settimana scorsa, una, italiana, una di quelle che probabilmente se a Milano le avanzi un cortese e simpatico invito a cena, non ti sputa in faccia solo perché potresti interpretarlo come un segno di apertura, ha chiesto a un altro marinaio il numero di cellulare di Marquinho (n.d.r.: non glielo ha chiesto direttamente perché probabilmente è molto timida). Quando Marquinho lo ha saputo ha voluto parlarmene.

“Cosa dici, vorrá offrirmi qualcosa da fare?”

“Senza dubbio”

“Mmm, non so, andare in Italia… poi non parlo la lingua… poi magari non è un impiego sicuro… e poi lí fa anche freddo…”

Marquinho non si sa da chi abbia preso, ma non è un’aquila.

 

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“Fermati che le diamo un passaggio”

I mezzi di collegamento tra Canguaretama, che sta all’interno sulla Statale BR 101, e Barra do Cunhaú sono scarsi e occasionali. E’ consuetudine che chi viaggia  in auto prenda su quelli che conosce che aspettano il trasporto sul bordo della strada.

La ragazza sale, nessun saluto, nessun sorriso. La sbircio dallo specchietto, ha l’aria distratta e annoiata.

La Veronica le chiede qualcosa, lei risponde a monosillabi.

“Chi è?” chiedo dopo averla recapitata a destinazione senza ricevere un cenno di ringraziamento.

“Si chiama Marlene”

“Ma è sempre cosí?”

“Sí, non è la simpatia in persona, è un po’ montata, si dá un sacco di arie perché ha il fidanzato a Recife”

“Perché, cos’hanno di speciale quelli di Recife?”

“Niente, solo che Recife è una cittá grande e qui pensano che ci abiti tutta gente su e quindi avere un fidanzato che viene da un ambiente ‘ricco’ puó essere motivo per sentirsi superiori”

“Allora tu dovresti guardare tutti dall’alto in basso”

“Sí, ma nel mio caso dovrei avere una spanna di statura in piú… “

 

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Luigino de Sales mi sta aspettando seduto fuori sulla veranda per la settimanale sfida a domino.

Non c’è verso, vince sempre lui, ma mi piace confrontarmi con lui con le tessere e con i frizzi che accompagnano la partita.

Sul lato destro della veranda qualcuno è sprofondato dentro nell’amaca, il peso rialza i lati, tesi dalle corde, e impedisce di vederlo.

Nel momento in cui passo il viso allegrotto di Marquinho si affaccia al bordo e mi da un “Oi!” di saluto.

Immediatamente spunta dietro di lui Marlene con aria curiosa. L’espressione è quella della gattona soddisfatta. Un attimo, poi entrambi scompaiono sottocoperta.

Interrogo con lo sguardo la Veronica che si stringe nelle spalle con l’espressione di chi ormai, riguardo a suo fratello, non si stupisce piú di nulla.

“Questo significa che ha mollato quello di Recife…” chiedo a partita terminata e mi sento anche un po’ pettegolo ma cerco costantemente di capire la filosofia di questa gente: questo tipo di cose di solito non avvengono cosí alla luce del sole.

“Io credo di no, lo sai com’è qui, ma se ti interessa posso indagare”

‘Se mi interessa…’, alla Veronica piace molto conoscere i fatti altrui ma poiché non alimenta i pettegolezzi riesce ad avere la confidenza di molti; questo permette anche a me di avere una visione privilegiata sul mondo locale.

Qualche giorno dopo.

“Sí è cosí, lei è la nuova morosa di Marquinho ma continua anche con quello di Recife”

“Che prima o poi si fará vivo…”

“Certo, prima o poi succede qualcosa”

 

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Non è occorso aspettare molto.

“Sai chi si sposa dopodomani?”

“Chi”

“Marlene”

“Con Marquinho?!”

“No, con quello di Recife”

Tutto sembra essersi evoluto in tempi molto brevi.

I matrimoni in chiesa qui si fanno alla sera e la nostra terrazza é il migliore palco per osservare gli avvenimenti della piazza e del sagrato. Siamo curiosi solo di una cosa, vedere se Marquinho è invitato, il che sarebbe il massimo, ma forse non tanto. Pare che lui lasci Recife e venga ad abitare qui e che Marquinho, privilegiato dalla sua muscolatura, sia stato scelto per il trasloco dei mobili nella casa dei novelli sposi.

 

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La gente arriva un po’ alla volta. Sul sagrato cordialitá e complimenti.

Lo sposo basso e tracagnotto, con i movimenti impacciati da un vestito che sembra gli sia stato pennellato addosso, con degli alamari lucidi cuciti sul risvolto della giacca che lo fanno sembrare il suonatore di grancassa di una banda di paese, non sta fermo un attimo.

I brasiliani sono un popolo di grassi, in particolare nel Nordeste la percentuale di obesi é altissima, gli altri sono quasi tutti sovrappeso.

Per apparire meno grassi il rimedio è invariabilmente fasciarsi nei vestiti, come se contenere pance e cuscini risolvesse il problema estetico.

Gli invitati sfoggiano quanto di meglio offrono gli atelier di Canguaretama e Piquirí e il burino vestito a festa ce la mette tutta per farsi riconoscere ma la provincia è uguale in tutto il mondo.

E arriva la sposa.

“Prendi la macchina fotografica”

Ormai sputtanato con me stesso dai giudizi troppo sarcastici che mi stanno passando per la mente, acconsento con la sensazione di stare toccando il fondo. Domani vedró come fare ammenda.

La sposa, in un vestito bianco scollatissimo ricoperto da una betoniera di paillettes e strass, arranca sulla scalinata trascinando a fatica uno strascico di tre metri lungo la passatoia rossa.

Marquinho non si vede.

 

Alla fine della cerimonia fluiscono tutti fuori, sposi ed invitati si mischiano nell’affollamento del sagrato.

Panciotti, vestiti lunghi e tacchi alti imbarazzano i movimenti di un popolo abituato ad un abbigliamento da retrospiaggia: maglietta, bermuda e le immancabili infradito; tutti si muovono un po’ come automi scambiandosi meccanici abbracci e strette di mano.

Scatto furtivamente qualche foto. La sposa si sposta, per quanto le permetta lo strascico, dall’uno all’altro per il bacio di rito.

“Incinta”

“Cosa?”

“Incinta, guarda, non vedi che è incinta?”

“Boh, non lo so, non me ne intendo, non potrebbe essere solo un po’ grassa?”

“No, sono sicura che è incinta”  Mai contraddire e mai sottovalutare le intuizioni di una donna.

Ci guardiamo, sono sicuro che stiamo pensando la stessa cosa.

Dal fondo della strada, in bicicletta, guidando senza mani e con una sigaretta nell’angolo della bocca appare Marquinho.

Pedala tranquillo, in calzoncini e canottiera é l’unico a suo agio tra tutti quelli che stanno in piazza.

Gira lo sguardo distratto sulla folla senza soffermarsi sulla sposa, certo per una forma di signorile discrezione e sparisce su, verso il bar di Maria.

Pensandoci bene mi è sembrato un gesto veramente romantico, da parte di Marquinho nei confronti di Marlene, quello di essere apparso, anche solo per qualche attimo, nel giorno piú bello della sua vita.

 

Poi tutti al ristorante di Tonho, qui dietro, per il pranzo.

Si va a piedi; all’angolo spariscono uno dopo l’altro.

Spariscono anche gli sposi, ultimo barlume sotto il lampione lo strascico del vestito che questa notte Marlene si toglierà per sempre lasciando al pubblico solo lo strascico dei pettegolezzi che faranno fischiare le orecchie di Marquinho al bar di Maria.