San Pietro

agosto 2008

 

 

 

29 di giugno, san Pietro e Paolo, ma si celebra solo il primo, patrono dei pescatori che qui sono molti.

E le ricorrenze vengono onorate in modo sempre piuttosto rumoroso con tutti  i mezzi  possibili: stereo, petardi, strumenti musicali, clackson di auto smarmittate, voce libera...

 

Qui davanti casa abbiamo la scuola elementare.

All'intervallo li mollano tutti fuori anche perchè il traffico è quasi inesistente; passa una macchina ogni venti minuti, con lo stereo al massimo naturalmente e tre, quattro carros de son al giorno: camioncini con delle casse formato armadio sul pianale che fanno, a volume da infarto, la pubblicità a quel negozio o invitano alla festa di apertura di un bar o che stimolano a denunciare questo o quel reato (ma mai quello di disturbo della quiete pubblica).

Sicchè ogni due ore un'orda di mocciosi dai 6 ai 10 anni si riversa nella piazza rincorrendosi e cacciando strilli come se li stessero scannando.

 

Ogni tanto c'è il compleanno di qualche vicino; allora tutti in strada con sedie e tavoli, barbeque e l'immancabile stereo da campo. Casino fino  a notte alta.

 

La chiesa qui davanti ospita una volta alla settimana, alla sera, la messa (viene il parroco da Canguaretama).  E' prevista una salva di botti al Sanctus e al Pater Noster (c'è un tizio che ciondola fuori dalla chiesa con la sigaretta e che riceve il segnale dal celebrante per accenderli), all'elevazione botto doppio e alla Comunione ancora, con standing ovation dei convenuti.

 

Impossibile farsi una pennichella pomeridiana perchè sei sempre lì un po' teso che ti aspetti il prossimo disturbo e non riesci ad appisolarti.

 

Da qualche settimana è esplosa la mania del piffero.

 

Forse su istigazione scolastica una quantità di ragazzi, però già sui dodici-tredici anni, si è messa a suonare il piffero. Lo suonano sui gradini della chiesa qui davanti casa, a tutte le ore, con l'approssimazione, le stonature e l'ossessionante  ripetitività dei principianti.

Dopo quattro ore di piffero vi assicuro che cominci a macinare sentimenti pifferadolescenticidi.

 

Fatto sta che il giorno di san Pietro, dopo un intero pomeriggio di ensamble di piffero stile libero, erano già quasi le otto di sera e noi stavamo per cenare, si sono uniti all'ensamble, di cinque elementi, un triangolo, di quelli mega, fondamentali qui per i gruppi di musica forrò nordestina e che in altre parti del mondo sono utilizzati per segnalare gli incendi, e un tamburo.

 

Un dettaglio:  due di questi ragazzi sono figli di un certo Basto che abita dall'altra parte della piazza. Questi è un tipaccio dall'espressione imbronciata, noto per essere un attaccabrighe e per le orge etiliche che periodicamente organizza sotto casa, naturalmente con musica a tutta birra.

 

Con lui ho già avuto uno screzio una volta che all'una di notte sono andato giù in strada a chiedergli se poteva abbassare il volume e lui, forse per non sfigurare di fronte alla ciurma con cui condivideva la sbornia, mi ci ha mandato.

Io ho abbozzato ma me la sono legata al dito.

Un'unica nota positiva sul tipo, i suoi gusti musicali.

Rare volte gli ho sentito far girare brani di Otis Redding,  Ray Charles e poi Santana e i Led Zeppelin.

Fisicamente è un tipo grosso, ma non un grosso grasso, non saprei  bene come descriverlo... immaginate l'omino della Michelin e ci siete. Ma con la faccia di Braccio di Ferro.

Decido, per i pifferi, che ogni pazienza ha un limite e la mia lo ha passato da almeno tre ore.

Prendo quindi lo stereo, lo porto sul tavolo della terrazza, metto su il primo cd che mi capita, The Byrds, Greatest Hits, e tiro su il volume.

Talis pater, talis filius, la band dei pifferai non demorde e comincia a suonare più forte sostenuta dal super-triangolo e soprattutto dal tamburo.

Allora io alzo e loro anche.

Allora metto al massimo e loro ci danno dentro ancora di più.

 

A questo punto avrei potuto veramente fare il figlio di puttana e mettergli su Pupo, ma non me la sono sentita. Anche in guerra c'è la Convenzione di Ginevra.

Ho pensato che probabilmente il ritmo blando dei Byrds  lasciava breccia alla furia del nemico e forse qualcosa di più aggressivo avrebbe potuto essere più adatto allo scopo.

Scelgo un cd degli Who: Pinball Wizard, My Generation ...

Beh, ha funzionato.

Dopo un po' i giovani si arrendono. Li vedo avviarsi un po' scornati verso casa.

Mi godo finalmente la quiete sulle note di Peter Townsend e soci...

 

"…relax and let your mind roll on

   over all your problems…"

 

Ma dura poco.

Dall'altra parte della piazza appare Basto, nella sua mise classica: bermuda arancioni, torso nudo, infradito.

Il petto irsuto, la testa bassa, cammina con il passo di chi va a spezzare le reni alla Grecia, sembra di vedere il vapore che gli esce dalle narici come un toro nell'arena.

Si sta proprio dirigendo qui, con il consueto sguardo torvo e la voglia di menare le mani.

Ci siamo, mi dico, prima o poi doveva succedere e io sono stufo di comportarmi in modo civile con questa gente; se  qui la legge è quella della giungla e che sia.

 

Per salire qui in casa c'è una rampa, quindici gradini piuttosto alti, di una scala interna stretta e molto ripida; in cima un pianerottolino di un metro per un metro; arrivando, di fronte c'è una parete, la porta si affaccia sulla sinistra.

Mi tolgo la maglietta, non voglio dargli punti di presa, sono rabbioso, fuori dalla grazia di Dio. Mi asciugo una goccia di saliva velenosa che mi spunta da un angolo della bocca e mi apposto dietro l'uscio.

 

Tre colpi alla porta che non lasciano dubbi sull'animo del tizio che sta dall'altra parte.

Apro di scatto, l'uomo ha un'espressione di sorpresa e retrocede, io faccio un passo avanti e mi metto dalla parte del muro; sono teso come una molla.

Al primo movimento che fa, penso, lo faccio volare giù per la scala e lo mando a casa con l'andatura che ha sempre il sabato sera.

Sono frazioni di secondo, l'attenzione concentrata sui probabili movimenti del corpo che innescano l'incipiente aggressione.

Il suo sguardo è immediatamente tornato quello duro di sempre, non accenna a gesti ma invece apre la bocca:

 

  Questi sono gli Who? 

  ... sssì   esito,

  Maaa... Who-Who?   puntualizza,

  Who-Who   confermo.

 

Sembra una conversazione tra due oranghi in bermuda.

 

I suoi occhi adesso brillano.

 

  Scusa, mi faresti fare una copia del cd? 

 

Fffff...ma guarda te!... Quello che adesso mi guarda ha l'espressione di un ragazzino che sta aprendo la scatola di un regalo.

Tutta la mia rabbia si dissolve.

Ho esagerato, mi sono caricato da solo creandomi dei fantasmi mentali. La gente non è poi così come a volte sembra, dovrei averlo imparato.

Sorrido.  Anche lui, nei suoi limiti, sorride.

Provo una vampata d'affetto e mi viene un  – ... ma vaffanculo... –  e gli do una pacca sulla spalla.

Lui, sorpreso, fa mezzo passo indietro e vola giù per la scala.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

 

Gli ho portato il cd all'ospedale a Canguaretama. I cuscinetti della Michelin hanno attutito i rimbalzi e le radiografie mostrano niente di rotto, solo qualche stiramento e contusione.

Guarda il cd sollevandolo in alto, impettito nel collare ortopedico, i suoi occhi vivaci da Popeye sorridono contenti sopra gli zigomi rubizzi.

Gli raccomando di seguire le indicazioni del medico e di mangiare spinaci. Che fanno bene.